Terapie ormonali

Terapia ormonale

Le terapie ormonali (TO) si basano su estrogeni per os o, a partire dagli anni ’90, per via cutanea. L’estrogenizzazione del fegato causata dalla via orale determina modificazioni protrombotiche e proinfiammatorie assenti con la via cutanea. Nelle non isterectomizzate è indispensabile l’aggiunta di un progestogeno per proteggere l’endometrio: sono stati impiegati prevalentemente progestinici di sintesi che, a parte il didrogesterone, presentano attività diverse dal progesterone (ad es. interferenze col recettore per gli androgeni). Sin dalle prime proposte degli anni ’60, negli USA all’obiettivo di contrastare i disturbi da carenza ormonale si è intrecciato quello di prevenire l’invecchiamento. Ciò ha causato popolarità (in positivo e in negativo) alla TO, ma anche errori quali l’impiego iniziale dei soli estrogeni o la somministrazione di estrogeni orali in età avanzata (il reclutamento per il RCTrial WHI è stato sino ai 79 anni).


Le informazioni su rischi/benefici della TO sono state per anni imprecise, perché non si sono fatte le  doverose distinzioni tra le differenti preparazioni ormonali e le diverse fasce d’età, con  un indiscriminato ottimismo sino al 2002 e poi un indiscriminato pessimismo, sul rischio di tumore mammario e di problemi vascolari, a seguito dei risultati di studi USA su donne in postmenopausa. In realtà per età ˂ 60 anni i trials randomizzati hanno mostrato che gli estrogeni orali non comportano rischi cardio-vascolari, a parte un modesto incremento delle trombosi venose soprattutto in età avanzata. Inoltre, a partire dal 2008 ampi studi confermano la rilevanza clinica delle differenze tra i preparati: assenza di rischio trombotico con gli estrogeni cutanei; non incremento del rischio di tumore mammario determinato dagli estrogeni quando si eviti l’aggiunta di prodotti di sintesi, a parte il didrogesterone.


Con oculata scelta dei preparati e delle dosi, e con gli opportuni controlli, la TO presenta poche ombre. Queste - se distolgono da impieghi non motivati (disturbi modesti e/o gestibili in altro modo) - non sono tali da privare della terapia i casi con le giuste indicazioni: menopausa prematura, forte sintomatologia vasomotoria, problemi soggettivi + osteopenia/osteoporosi in donne d’età < 60 anni. In effetti vampate, sudorazioni, turbe del sonno, modificazioni dell’umore e problemi nei rapporti sessuali possono alterare veramente la qualità di vita, soprattutto quando la menopausa sia prematura o relativamente precoce. In questi casi la TO è di indubbio beneficio. Se ai disturbi soggettivi si aggiunge anche la necessità di proteggere l’osso (per il rilievo di un’osteopenia o di un’iniziale osteoporosi, o per la presenza di fattori di rischio), la TO è di prima scelta, in alternativa ai farmaci specifici (bazedoxifene, raloxifene, bisfosfonati) che possono essere tenuti di scorta per l’età più avanzata.

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